• Lun. Mag 20th, 2024

Alessia Pifferi, Relazione Psichiatrica: Le Valutazioni Della Difesa!

La relazione psichiatrica della difesa riporta i risultati del quoziente intellettivo e dell’autostima di Alessia Pifferi. Gli esami principali sono tre. Eccoli.

 

Alessia Pifferi, relazione psichiatrica della difesa in tre esami

Cosa riporta la relazione psichiatrica della difesa di Alessia Pifferi?

Questa relazione si basa su tre principali esami. Il primo riguarda colloqui e test cognitivi eseguiti dagli operatori del carcere di San Vittore. Il secondo è legato ai test diagnostici di Alice Quadri, mentre il terzo si concentra sulla valutazione finale di Marco Garbarini, psichiatra di parte.

Come ha riportato Fanpage che ha verificato i documenti, emerge un possibile deficit cognitivo della Pifferi, ovvero un quoziente intellettivo di 40, nonché un vizio parziale di mente. Un quoziente intellettivo pari a 40 corrisponde ad un quoziente inferiore a quello del 99% della popolazione.

In attesa della perizia psichiatrica super partes che ne valuti la capacità di intendere e di volere, approfondiamo la valutazione della difesa.

Alessia Pifferi è accusata di omicidio volontario aggravato per aver causato la morte di stenti della figlia Diana di 18 mesi.

I risultati del carcere di San Vittore

Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha respinto i risultati dei consulenti di parte. Ritiene che le valutazioni del carcere abbiano ‘rivisitato i fatti’ mettendo in testa alla Pifferi di non avere alcuna responsabilità della morte di Diana. La difesa afferma che le psicologhe del carcere San Vittore, in questi mesi, abbiano fatto un lavoro enorme per migliorare le condizioni psicologiche dell’imputata.

Le psicologhe del carcere hanno definito l’imputata “una persona lucida e orientata, cosciente di trovarsi in carcere”. Appare dolce e gentile ma non trasmette emotività ed affettività verso Diana, la vittima, e neppure verso persone come sorella, madre, compagno. C’è come una barriera tra emotività e pensiero lucido, la paziente mantiene distante dalla coscienza la gravità dei fatti anche sul piano emotivo. Quando racconta i fatti, è coerente ma è come se appartenessero ad un’altra persona.

Si commuove in tre momenti: quando parla della morte del padre, quando parla della figlia Diana e quando le si dice che gli operatori la vogliono curare e tutelare.

I verbali delle psicologhe del carcere

Gli operatori hanno verbalizzato altri dettagli di Alessia Pifferi. Tra questi, un senso di solitudine e isolamento, concentrazione su di sé e sui suoi bisogni, insicurezza, bassissima autostima di sé, estremamente manipolabile, incapace di valutare le proprie azioni. Non è in grado di pensare in modo autonomo o di tenere fede a quanto deciso o concordato in precedenza. Un po’ come l’acqua che prende la forma del contenitore in cui viene versata.

Pifferi ha dichiarato di essere stata “il pulcino nero” della sua famiglia, che beccava le briciole, da bambina non si è sentita amata. Sa bene che la figlia è morta ma non è cosciente che sia successo per colpa sua.

Alessia ha difficoltà nella metacognizione, ovvero nel capire pensieri ed emozioni degli altri.

Non cercava amanti per soddisfare se stessa ma sperando, ingenuamente, di trovare un uomo che potesse proteggerla ed essere un buon padre per Diana.

Gli operatori del carcere hanno avanzato l’ipotesi di un deficit cognitivo e limitazione delle risorse cognitive a causa di un possibile trauma emotivo vissuto nella prima infanzia. E’ stata evidenziata anche una rilevante insufficienza intellettiva.

Secondo il dottor Garbarini, il quadro clinico di Alessia sarebbe peggiorato dopo la nascita di Diana, improvvisa ed imprevista, che le ha fatto percepire ancora di più la sua inadeguatezza.

L’abbandono di Diana e la consapevolezza dei fatti

In dubbio c’è anche il fatto che l’imputata capisse a pieno le conseguenze delle sue azioni, in particolare che la figlia potesse soffrire nei periodi in cui era lasciata da sola.

Secondo Garbarini, Pifferi non è capace di immedesimarsi negli stati d’animo e nelle emozioni degli altri.

Il suo limite intellettivo le impedirebbe di capire che una persona che non beve o non mangia per giorni possa avere gravi conseguenze sulla sua salute? Il dottor Garbarini non è stato in grado di dare un parere univoco su questo. Ha risposto che lei l’aveva già fatto altre volte e non era successo niente.

Dalle valutazioni dei test, Pifferi difetta nella capacità di immaginare la continuità di un’azione nel tempo. Si ipotizza vizio parziale di mente al momento dei fatti.

Che ne pensate di queste valutazioni? A voi i commenti!