Crampi, virus o colpo di calore? Le possibili cause del ritiro improvviso di Jannik Sinner contro Alcaraz. Scopri tutte le ipotesi e i retroscena.
Cincinnati, finale da incubo. Il match più atteso dell’estate si trasforma in un cortocircuito: Sinner, pallido, provato, costretto al ritiro dopo appena cinque game. E il duello epico con Alcaraz si dissolve in un attimo. Il pubblico in silenzio. La delusione è palpabile. Ma cosa gli è successo davvero?
Il pomeriggio era iniziato con le premesse giuste: il sorteggio, l’entusiasmo, il campo pronto a esplodere. Alcaraz come un fulmine, Sinner che fatica già dai primi scambi. Bastano pochi minuti per capire che qualcosa non va. Il fisico non risponde. Il colpo di scena è dietro l’angolo.
Sinner appare spento, rallentato. Il rovescio è fuori fase. Si tocca il costato, respira con fatica. Alcaraz vola 5-0 in un monologo che sa più di attesa che di gioco. Poi il gesto che chiude tutto: Jannik chiama il fisioterapista, sussurra poche parole, si ritira. Fine.
Dietro al ritiro, mille domande. Nessuna certezza. Ma alcune ipotesi si fanno strada. La più concreta? Un malore legato a fatica e caldo estremo. L’aria irrespirabile, il clima pesante di Cincinnati, l’accumulo di stress: un mix letale per il fisico, anche per uno come lui.
Ma c’è di più. Da domenica – racconta lui stesso – non si sentiva bene. Il sospetto di un virus intestinale prende forma. Forse una banale influenza, forse qualcosa di più fastidioso. Un dettaglio curioso accende i sospetti: il giorno prima del match, il suo compleanno. Torta panna e fragole. Un brindisi offerto dagli organizzatori. Basterebbe un morso, un sorso fuori regime, per compromettere tutto.
Certo, lui è un professionista rigoroso, attento a ogni grammo e ogni caloria. Ma basta poco per scatenare una reazione. La macchina perfetta ha i suoi limiti. E magari, proprio quella fragola è stato l’innesco. O forse il condizionatore dell’hotel, troppo freddo. Suggestioni, ma nessuna prova.
Fatto sta che Jannik ha provato a scendere in campo per rispetto del pubblico. E l’ha detto, con la voce rotta, bianco in volto. Ha chiesto scusa a tutti. A Carlos, agli spettatori, a se stesso. Ma il corpo ha deciso prima di lui.
Questa non è stata una finale. È stata una pausa forzata. Un’ombra lunga sullo US Open, che è già alle porte. Oggi Sinner dovrà fermarsi, ricaricare, capire. I medici parlano chiaro: riposo assoluto.
Il match dei sogni si è trasformato in un’illusione. Ma lo sport insegna che ogni stop è solo un punto e a capo. E la sfida con Alcaraz non è finita. È solo rimandata.
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