Rincari shock in arrivo per sigarette, sigari e tabacco. L’Italia si prepara allo scontro con Bruxelles. Ecco cosa cambia e perché il Governo dice no.
Bruxelles cambia marcia. Stavolta vuole soldi, tanti. E li cerca proprio lì dove fa più male: sulle sigarette. L’Unione Europea prepara una stangata epocale: rincari pesantissimi sulle accise, oltre il 1000% per alcuni prodotti. Non solo le bionde classiche, ma anche tabacco da arrotolare, sigari, sigarette elettroniche e tabacco riscaldato finiranno nel mirino.
Il piano è chiaro: riempire le casse dell’UE e insieme frenare i consumi nocivi, tagliando le spese sanitarie e l’inquinamento. Ma il prezzo da pagare? Salato. Per i consumatori, si prevede un balzo immediato del 20% sul prezzo medio di un pacchetto in Italia. Da 5 euro a 6,20 euro. Il tabacco sfuso potrebbe vedere un raddoppio e più: +258%. E i sigari? Un colpo durissimo con un’accisa in crescita di oltre il 1000%.
Nemmeno lo svapo si salva. Le sigarette elettroniche saranno tassate fino a 36 centesimi al millilitro. Il tabacco riscaldato non scherza: circa 108 euro ogni 1.000 stick. Una vera offensiva che non risparmia nessuno.
Dietro la facciata salutista, Bruxelles mostra la fame di autonomia finanziaria. Ursula von der Leyen guida la carica, puntando a un bilancio europeo più solido e svincolato dai contributi nazionali. Ma il clima politico resta teso: la Commissione, pur riconfermata, non naviga in acque tranquille.
E l’Italia? Non ci sta. Il Governo Meloni fiuta il pericolo di un boomerang. Perché aumentare le tasse sul fumo può portare a un’impennata del mercato nero. Un rischio concreto: anziché incassare di più, si favorirebbero traffici illeciti e criminalità organizzata. Un fenomeno che si era ridotto negli ultimi decenni, ma che potrebbe tornare a crescere proprio grazie a queste supertasse.
Il ministro della Salute Schillaci e la premier Meloni stanno già lavorando a una strategia per evitare i rincari più pesanti. Non solo per difendere le casse statali, ma anche per proteggere un settore produttivo fragile. Sì, perché l’Italia è anche uno dei principali produttori di tabacco in Europa. Una super tassa rischierebbe di mettere in ginocchio intere filiere agricole e industriali, già in difficoltà.
Intanto, a Bruxelles si prepara la resa dei conti. Il 16 luglio la proposta approderà al Collegio dei Commissari. Sarà lì che si giocherà la vera partita. Per far passare queste misure fiscali servirà l’unanimità tra i 27 Paesi membri. E l’Italia è pronta a dire no. Non sarà sola: altri Paesi mediterranei potrebbero schierarsi contro. Ma Francia e Germania spingono fortissimo per la stretta fiscale.
Insomma, si preannuncia uno scontro frontale in Europa. Al centro c’è una domanda chiara: vale la pena aumentare le tasse fino a far esplodere il contrabbando, distruggere un intero settore economico e pesare sui consumatori in nome di un bilancio comunitario più forte?
Va detto che anche in Italia c’erano già stati tentativi di alzare il prezzo delle sigarette. Durante l’ultima legge di bilancio, il Movimento 5 Stelle e il PD avevano chiesto un aumento secco fino a 5 euro in più a pacchetto. Per loro era una battaglia di salute pubblica, contro quella che definivano una pandemia oncologica. L’Italia, del resto, ha uno dei costi più bassi d’Europa per le sigarette, ma spende più di 2,5 miliardi l’anno per curare i tumori polmonari, su un totale di 25 miliardi per l’intero comparto oncologico.
Ora però lo scontro si sposta in Europa. Una battaglia diplomatica, economica e sociale che deciderà non solo il prezzo del fumo, ma anche il futuro dell’Unione.
E voi? Cosa ne pensate di questi aumenti? Fatecelo sapere nei commenti.