• Sab. Lug 26th, 2025

Svolta Shock Nel Caso Garlasco: l’impronta 33 cambia tutto!

Svolta epocale sul caso Garlasco. La nuova perizia difensiva accende il dibattito: l’impronta 33 sarebbe stata lasciata da una mano sporca di sangue e sudore. La Procura ora valuta nuove prove.

 

Il risveglio della memoria di Garlasco si concentra sull’impronta 33 lasciata sul muro delle scale di casa Poggi, una traccia impressionante che si fa portatrice di sudore e sangue. I consulenti al servizio della difesa di Alberto Stasi consegnano alla Procura di Pavia una perizia che ribalta le precedenti conclusioni: quella marcatura non è un segno lieve o sfuggente, ma il frutto di un contatto palmare intenso, profondo, senz’altro carico di materiale biologico.

Uno studio sperimentale approfondito ha ricreato situazioni reali: un muro simile a quello del 2007 è stato toccato con mani contaminante di vari liquidi. La reazione alla ninidrina ha prodotto un’immagine pari all’impronta 33 soltanto quando la mano era sporca di sudore misto a sangue. In assenza di queste condizioni, nessun segno comparabile è apparso. Tale risultato porta a escludere una semplice caduta accidentale lungo le scale. Secondo gli esperti difensivi, il gesto è avvenuto da una posizione precisa: sporgendosi dalla soglia al gradino zero della scala che dà accesso alla cantina, la mano ha esercitato una pressione naturale che corrisponde esattamente a quella trovata.

La difesa sostiene che i test del 2007, svolti dai carabinieri del Ris, hanno utilizzato metodi inadatti: la calce dell’intonaco e la ninidrina hanno annullato qualsiasi possibilità di analisi del sangue, rendendo vano il tentativo di estrarre prove biologiche. L’assenza del campione di intonaco asportato in origine è stata riconosciuta anche dal procuratore aggiunto Civardi, il quale ha confermato che senza quel frammento non è possibile procedere con nuovi accertamenti biologici. Tuttavia il Racis dei carabinieri sta realizzando una consulenza specifica per verificare la presenza di tracce ematiche e ricostruire la scena con nuove prospettive.

Sul versante opposto, la Procura procede con una tesi consolidata: l’impronta 33 può essere attribuita ad Andrea Sempio. I consulenti dell’ufficio giudiziario – tra cui l’esperto Ris Gianpaolo Iuliano e il dattiloscopista Nicola Caprioli – hanno individuato ben quindici punti di sovrapposizione con il tracciato palmare di Sempio, contro le poche minuzie inizialmente considerate insufficienti. A loro modo di vedere quell’impronta è significativa e fondata su un confronto dettagliato.

I legali di Sempio – tra cui Angela Taccia, Massimo Lovati, l’ex comandante dei Ris Luciano Garofano e Luigi Bisogno – la pensano diversamente: continuano a sostenere che l’impronta presenta soltanto cinque minuzie e che la Procura avrebbe interpretato erroneamente segni dell’intonaco come tratti palmari. I consulenti scelti dalla famiglia Poggi, Dario Redaelli e Calogero Biondi, concordano nell’affermare che la traccia è non confrontabile, frutto di un contatto rapido e privo di sangue.

Questo scontro metodologico si protrae tra dettagli tecnici, esperimenti di laboratorio, valutazioni dattiloscopiche e riflessioni sulla dinamica del crimine. Da una parte la difesa di Stasi insiste sul peso del gesto decisivo, carico di elementi biologici concreti. Dall’altra la Procura e le difese opposte puntano sulla robustezza del confronto palmare e sulla credibilità dei quindici punti sovrapponibili. Nel mezzo resta l’analisi finale del Racis e l’azione della Procura diretta da Napoleone, che cerca di ricostruire una nuova rappresentazione dei fatti e di chiarire se davvero l’impronta fosse intrisa di sangue o sudore o se il contatto sia stato superficiale.

Il racconto prende forma tra laboratori forensi, muri sporchi di tracce, tecniche chimiche e contrasti tra professionisti. Ogni svolta emerge da una battaglia tecnica: è un braccio di ferro tra tesi contrapposte, tra chi crede che il segno sia affidabile e chi lo ritiene irrilevante. In scena restano i consulenti di parte, la Procura, le famiglie, le tracce invisibili che provano o negano un contatto umano decisivo. Resta da vedere quale ricostruzione convincerà definitivamente.

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