• Lun. Lug 14th, 2025

Garlasco, Chiara Poggi: Il mistero del sangue sul telefono

Le ultime analisi sul caso di Chiara Poggi potrebbero rivoluzionare la verità sul delitto di Garlasco, riaccendendo sospetti e interrogativi. Tutti i dettagli sulle indagini.

 

Era una mattina d’agosto del 2007 a Garlasco. Chiara Poggi veniva trovata morta nella sua villetta. Un delitto feroce, che sembrava archiviato dopo anni di processi e sospetti. Eppure oggi quella storia riemerge, più viva che mai, spinta da nuove indagini e scoperte capaci di cambiare tutto.

Gli inquirenti hanno riaperto i fascicoli. Hanno analizzato reperti ignorati, hanno riletto la scena del crimine con occhi diversi. E così, in quell’ambiente muto e polveroso, un dettaglio ha ripreso a urlare: la piccola macchia di sangue sotto la cornetta del telefono fisso.

All’epoca sembrava un’inezia, persino contaminata. Ora racconta una scena diversa. L’inclinazione della goccia – circa 19 gradi – svela che la cornetta fosse sollevata mentre il sangue cadeva. Un gesto disperato. Chiara che alza il telefono per chiedere aiuto, colpita mentre cerca di salvarsi. L’assassino che riaggancia in fretta, lasciando dietro di sé un indizio rimasto inascoltato per quasi vent’anni.

Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, parla di un’analisi superficiale all’epoca, di un’occasione persa. Oggi quel minuscolo segno si trasforma in un urlo: la vittima non era inerme, non sorpresa alle spalle, ma viva, cosciente, combattiva.

E non è finita. Perché un altro dettaglio scuote le certezze. Dal tampone orofaringeo di Chiara emerge un profilo genetico maschile sconosciuto. Un’analisi mai fatta prima su un campione raccolto nel 2007. E questa volta non si tratta di una contaminazione da laboratorio, almeno secondo i primi riscontri. Il DNA potrebbe arrivare da un morso. Un contatto diretto e violento. Chiara che reagisce, che si difende, che lascia un marchio sul suo aggressore.

Gli investigatori non escludono nulla. Nemmeno l’ipotesi più inquietante: due aggressori. Un’idea già affacciata anni fa e poi scartata per mancanza di prove solide. Ma la presenza di un secondo profilo genetico rimette tutto in discussione. Due fasi dell’aggressione. Due armi diverse. Due persone che agiscono in modo coordinato o caotico.

La scena del crimine torna a parlare. Vecchie impronte come la famigerata “impronta 33” sulla scala tornano sotto la lente. Alcune prove, però, sono ormai inutilizzabili. Contaminate, mal conservate. La stessa impronta sul dispenser di sapone è diventata un enigma indecifrabile.

Intanto, gli inquirenti scavano nei rapporti di Andrea Sempio, già indagato in passato. Tra i nomi che spuntano dai vecchi verbali c’è Michele Bertani, amico d’infanzia di Sempio, morto suicida anni dopo. Nessuna prova diretta del suo coinvolgimento, ma abbastanza per riaprire domande.

Gli investigatori parlano di piste da confermare. Di cautela necessaria. La criminologa Sara Bolzan invita a non trasformare ogni traccia in verità assoluta. Quella goccia di sangue sotto la cornetta, dice, può avere molte spiegazioni. Anche il DNA sconosciuto potrebbe non essere dell’assassino.

Eppure l’aria è cambiata. Il caso di Chiara Poggi non è più un capitolo chiuso. È una storia che preme per essere riscritta. Una verità che non vuole restare sepolta.

E tu? Cosa pensi di queste nuove scoperte? Dicci la tua nei commenti qui sotto.